Chissà quanti di voi si trovano adesso a navigare intorno alla boa dei 40 anni, anno più anno meno…

Personalmente mi avvicino ai 43, il che vuol dire che la boa l’ho già passata da un pò…ma, come mio solito, arrivo in ritardo…

Arrivo ad un punto in cui sembra rimettersi tutto in discussione. O la fase dei bilanci si prolunga, diciamo così, un pò di più del tempo canonico a cui siamo tutti abituati, che va dalla sera del 31 dicembre alla mattina di Capodanno, champagne e cotillon inclusi.

Alcune cose che ho letto qua e là nei libri di astrologia sostenevano come i cicli vitali siano suddivisi, esattamente come le lunazioni, in 28 anni.

E che, di conseguenza ci siano ‘conclusioni’ e nuovi inizi allo scadere dei primi e dei secondi 28 e, per i più fortunati, anche dei terzi.

Sostenevano inoltre che siano importanti i 14, la metà di 28, il momento della luna piena, in cui succedono i più grandi casini, le rivoluzioni, il climax del ciclo. Diciamo…l’ovulazione.

Non a caso i 14 sono l’età in cui si identifica l’adolescenza, il periodo più incasinato della vita di ognuno, ma in cui si passa dall’infanzia alla maturità, in cui si costruisce l’uomo o la donna che saremo ‘da grandi’, alla fine del primo ciclo appunto.

Infine, e qui arriviamo a quello che ci interessa, i 42 (28 del primo ciclo + 14 della metà del secondo) sono un secondo periodo di grande casino. Una seconda incasinatissima adolescenza.

Forse hanno ragione.

Forse è il momento in cui ci si chiede veramente, guardandosi indietro, se i passi che sono già stati fatti abbiano in fondo avuto un senso. E se quelli che verranno siano davvero indirizzati là dove vorremmo andare. E’ il momento in cui ci si chiede cosa sia la felicità e se la si sia già incontrata, oppure ancora se la si aspetti o la si cerchi. O, ancor peggio, se si sia in grado di riconoscerla quando ci passa attraverso.

Forse è quello che sentiamo essere l’ultima occasione per cambiare qualcosa. Perchè al giro successivo di giostra, quando saremo vicini a lasciare questo mondo, si riesca a dire a noi stessi che vivere ne sia valsa davvero la pena.  O si riesca a rispondere alla domanda se si sia riusciti o meno a rendere onore al privilegio di aver vissuto questa vita.

E’ l’età in cui ad ogni uomo e donna dovrebbe essere affidato uno psicoterapeuta d’ufficio.

L’età in cui dovrebbe esser fornito lo psicoterapeuta da passeggio da portarsi appresso e usare alla bisogna.

Perchè si rischia di perder la bussola…e allora ci vuole qualcuno che rischiari la rotta ogni tanto…

Dante Alighieri iniziava la Divina Commedia con la frase:

‘Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.’

Ecco, secondo me, anche Dante si trovava nel casino in cui mi trovo io. In cui ci troviamo tutti intorno ai 40 anni.

Ne aveva 41 infatti quando scrive quella frase.

E allora Virgilio non era mica il poeta romano. Era lo psicoterapeuta da passeggio di Dante.

Quello che lo fa viaggiare nell’inferno, nel suo inferno, a rimettere un pò in ordine le cose. A rimetterle ciascuna al posto che le compete. Fino a ritornare alla luce.

Si sistemerà ogni cosa. E vedremo un pò dove saremo arrivati.

 

9 Replies to “Nel mezzo del cammino”

  1. Per quanto mi riguarda, a me succede come per il disordine nei cassetti… Si accumula pian piano, fino al momento in cui, quasi senza preavviso, non ci capisco più niente. E allora, psicoterapeuta di me stessa, mi fermo, riordino, scarto emozioni, recupero sentimenti fino anche mi ritrovo pronta a ripartire, con lo spazio necessario per nuove esperienze. Sarà così fino all’ultimo, senza date di scadenza, salvo l’ultima, purtroppo inevitabile.

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