(Immagini personali)
Perché Dio getta nel mondo persone tanto sensibili da non riuscire a farsi realmente comprendere da nessuno?
Che sia forse perché, sole, possano riuscire a comprendere Lui?
Perché riescano a vedere come le spighe gialle in un campo di grano steso al sole, somiglino tanto a dune di sabbia rovente o a morbido manto di lana.
Perché seguano la danza in volo di uccelli eleganti sopra un fosso di campagna e si stupiscano quando la prospettiva dei loro sguardi le riconosce per rondini allegre stagliate nel tramonto.
Perché riescano a percepire le infinite sfumature di verde nelle foglie di un ulivo che si prepara a dar frutti.
Perché colgano il sole racchiuso nella perfezione di una goccia d’acqua appesa alla fonte, in bilico, sul suo bordo, appena prima di cedere alla forza di gravità e infrangersi, moltiplicandosi al suolo. Dio dentro ogni caduta che renda molteplici le possibilità di racchiudere il sole.
Perché siano in grado di accorgersi del momento esatto in cui la musica, nel suo gioco di note e matematica, si accordi con l’anima e tutto allora diventi armonia e perfezione. E se ne lascino trascinare come suoni nel vento.
Perché riescano a sentirsi un po’ meno sole, quando si accorgono di quanto siano speciali. Perchè anche Lui, sapendo che sono nel mondo, si senta meno solo. Forse.
e se quel dio che cerchi fosse nel tuo stesso respiro?
Non lo cerco, ma credo in fondo tu abbia ragione.
🙂 siamo quote di infinito, Alice, fragili e pensanti ma immesse nel flusso dell essere tutto intero…siamo noi stessi, forse, soffio divino. 🙂