“Tu credi davvero di avere il monopolio della sofferenza umana?
Allora ti spiego una cosa sulla gente come me.
La gente come me, si sente persa. E piccola. E brutta. Completamente inutile.
La gente come me, ha certi mariti che si scopano un’altra donna che è molto più perfetta di me.
La gente come me hai dei figli che, che… la odiano!
E io urlo come una pazza, una pazza dicendo cose orribili a un bambino di sette anni, perchè non vuole salire in macchina alla fine della giornata!
E allora lui mi guarda, con una tale rabbia… e io lo odio a quel punto.
Lo so che ti sto deludendo. Io lo so che sto sbagliando con te. E lo so che meriti di più… ma sali in quella cazzo di macchina!
E’ come se ogni mattina io mi svegliassi… e fallissi.
Poi mi guardo intorno e sembra che tutti gli altri ce la facciano. Ma io invece non ce la faccio!
Anche se ce la metto tutta, è come se io non fossi mai abbastanza!”
(Dal film Mi chiamo Sam (I Am Sam), regia di Jessie Nelson, 2001, interpretato da Sean Penn e Michelle Pfeiffer.)
Ciao Elena mi piacerebbe contattarti ma non so come
Ciao! Scrivimi una mail! L’indirizzo è elena.brilli@gmail.com 👋🏻
👍
il bello, secondo me, è proprio il contrario: che qualsiasi cosa noi si faccia, se fatta per amore del sé, è già di suo rivestita di sacralità. il “non abbastanza” non esiste, l’ “abbastanza” neppure.
Concordo, e ne sono consapevole. Il monologo è solo la fotografia di quegli istanti in cui serpeggia quel senso di inadeguatezza che si insinua nelle crepe della stanchezza. Ma sono solo istanti. 😉