Fino a non molto tempo fa, conservavo in un angolo nascosto dell’anima la speranza, il desiderio, l’attesa, che la vita mi offrisse una seconda possibilità di diventare madre. Per vedere se anche a me fosse dato vivere l’esperienza di una vita di coppia appagante e amorevole e la conseguente maternità come un’esperienza da fare in due, come la completezza di un progetto condiviso. Per vedere se in qualche modo potesse davvero essere diverso da come è stato per me.

Così, ammucchiavo in soffitta scatole di vestitini stretti del mio bimbo che cresce, con l’idea di poterli un giorno riusare in modo uguale, ma diverso al tempo stesso.

Ultimamente però, oltre al disagio per quella sottile insoddisfazione che ha viziato per tanti anni il mio ‘sentire’ il ruolo di madre così come mi è toccato in sorte, si è fatta strada la consapevolezza che probabilmente non avrò una seconda occasione. Perchè la biologia fa inesorabilmente il suo corso. Perchè è necessario assaporare a pieno quello che si ha e goderne ogni istante. Perchè, forse, è giusto che andasse così, e così è l’unico modo che era destinato a me.

E allora in soffitta si lascerà posto per le cose nuove e i rimpianti andranno a vestire i bambini di altre famiglie, e io godrò dell’incipiente adolescenza del mio cucciolo cresciuto e di ogni suo sorriso, come forse, finora, non sono riuscita a fare davvero del tutto.

Non sarò madre di nuovo… ma sarò la miglior madre che io possa essere per colui di cui son madre già. Perchè si merita la completezza di quelle attenzioni, non erose dall’indomita speranza di un nuovo inizio, di un diverso inizio. Nessun nuovo inizio, ma nuovi inizi ogni giorno, con rinnovata complicità e armonia.

Così, lui adesso si prende i suoi spazi e io lentamente imparo a riappropriarmi dei miei.

E allora riscopro il gusto di prendermi cura del mio corpo e del mio aspetto, di dedicarmi alle cose che mi fanno stare bene, di assaporare ogni istante di una rinnovata quanto inaspettata fioritura dei sentimenti.

Ed ha un fascino meraviglioso il suono del tempo quando mi preparo per uscire a cena con la persona che mi ha riacceso il cuore. Profuma di bellezza e di gioventù. Sa di meraviglia l’attesa, da dietro la porta, del suono del clacson della sua macchina che passa a prendermi… Non mi ricordavo fosse così bello.

Vivo questi attimi con l’euforia e l’entusiasmo di una novella adolescenza io stessa, come forse non sono mai stata in grado di vivere nemmeno quando anagraficamente ero adolescente davvero.

L’adolescenza dei 40 anni, con la maturità e la consapevolezza di chi ha imparato a conoscere, non senza dolori atroci, quasi ogni piega del suo essere. E, al tempo stesso, con la giocosità di chi non ha più voglia di perdersi nemmeno un’opportunità di farsi scappare una risata, fosse anche nel più cupo dei giorni.

Ed è un bel riscoprirsi donna, bambina, ragazza, femmina e madre al tempo stesso. Senza sensi di colpa. Senza quasi più rimpianti. Con le spalle doloranti per i carichi che han portato, ma lo sguardo vivo di chi non ha paura di portarne ancora, sì, ma guardando al cielo, alle nuvole, al sole. Perchè è lì che abito, è lì che appartengo e non ai tanti sassi di inciampo che hanno impresso cicatrici sul mio volto.

Sono io, adesso mi conosco. E mi riconosco. Sapevo di esserci, nascosta da qualche parte.

Ho tutta la vita davanti, nonostante quella che già sta dietro. Come a 15 anni, il meglio deve ancora arrivare.

Adesso, a differenza di allora, so esattamente cosa mi fa stare bene, e me lo vado a prendere.

6 Replies to “Il tempo che ritorna”

  1. Post scritto divinamente. Mi è piaciuto così tanto che mi ha convinto ad iscrivermi al tuo blog. E auguro ogni bene a te e alla persona che ti ha riacceso il cuore.

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