È passato un anno.
Indosso lo stesso vestito, ricordo perfettamente la circostanza del nostro primo incontro.
Pioveva.
Ed era incerta la misura di quello che avrebbe fatto in modo che le nostre vite si avvicinassero, tanto quanto lo era, allora, quello che avrebbe potuto metter distanze.
Ricordo il posto, le prime impressioni, le sensazioni, la confusione strana delle possibilità, la preparazione alle attese…
Ricordo la circostanza che, poco tempo dopo, vedeva le nostre pelli incontrarsi per la prima volta. Conoscersi timide a piccoli passi.
Ricordo la singolare unione delle nostre vite accaduta per quello che potrebbe definirsi un insolito scherzo del destino.
Adesso penso, quasi con tenerezza, che ci fosse lo zampino di chi dall’alto disegna ogni passo importante delle nostre vite e che allora, come solo lui riesce a fare, avesse in serbo per me un regalo meraviglioso.
Aveva deciso, allora, che dovesse andare così. Che dovesse essere così, adesso.
Che mi commuovesse il dolce scorrere delle tue dita sui miei palmi mentre le nostre mani si trattengono vicine.
Che dovesse inondarmi di felicità la tua risata ilare e seducente al tempo stesso.
Che dovessi ascoltare il suono della tua voce, e il tuo respiro, come si ascoltano vibrare le note perfette di una melodia in grado di risvegliare emozioni da sotto la pelle.
Come la ninna nanna di una mamma.
Come la più potente delle magiche parole di un incantesimo d’amore.
Aveva deciso che tu fossi un traghettatore della mia vita verso sponde nuove e inesplorate di conoscenza e di consapevolezza. Aveva deciso che dovessi crescere.
Con te.
Amando ancora.
Amando.
Te.

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