Cesare Pavese, “Il mestiere di vivere”, 5 Dicembre 1937
Le analisi, quelle belle, razionalmente ineccepibili, perfette nella loro lucidità.
Quelle che ti illudi, speri, sogni che non siano vere. Ti sforzi anche di agire in modo tale da dimostrare che non lo siano.
Quelle che non ci vuoi proprio credere che siano vere, anche se in fondo lo sai che lo sono. Vere. Forse.
E in quel ‘forse’ ci infili il cuore. Tutto quello che hai.
Perchè “la solitudine (…) fredda e immobile” fa una paura fottuta, in questo sputo di cosmo in cui siamo precipitati.
la solitudine è una fedele compagna di vita, chi la evita o la teme in qualche modo evita e teme se stesso, è un concetto filosofico, non mi riferisco a te. Comunque l’amore produce solitudine più di ogni altra cosa, solitudine e isolamento.
La solitudine cosmica è quella più difficile da vivere.