L’amore distante è fatto di attese ed assenze.
Intermittente, alterna solitudini accompagnate e tempi sospesi di felicità riunita.
Manca la noia di giorni sempre uguali e risposte distratte, manca il fastidio di mancanza di spazi e tempi privati, personali, escludenti.
Manca però anche la condivisione di sguardi e accenni, il senso di un tocco che racchiude comprensione e coraggio, la percezione costante di non esser soli ad affrontare lo scorrer dei giorni. Manca il rabbuiarsi di uno sguardo e una risata allegra improvvisa.
Nel tempo dell’assenza e dell’attesa tutto diventa fumoso, nebbioso, indistinto. Non sai che succede, non sai se sorride o combatte, non hai accesso al mondo di dentro che vive sotto la pelle dell’altro.
L’amore distante vive di esclusione dai momenti in diretta, si nutre di riassunti differiti, filtrati, pensati, non istantanei. È una frazione di sé.
È un amore che vive un tempo di mezzo tra un incontro ed un altro, nel quale si vive distinti senza esser distanti, distanti senza esser distinti.
È un amore che ignora lo scorrer dei giorni distratti, nutrendosi solo dei momenti importanti, degli attimi accesi, dei tempi illuminati dalla vita che ha un senso. In qualche modo è protetto dall’inedia indolente della vita normale. Fa di sé un’eccezione costante e di questa si nutre, con questa resiste. È un amore che lotta, attaccato coi denti e col cuore ai momenti con l’altro.
Vive il sogno del tempo con l’altro e cammina nei giorni distanti attaccato al ricordo. Aspetta il tempo del sogno che torna.
L’amore distante non abita il presente, si veste di passato e anela al futuro. In cammino costante non deve sentire la mancanza, deve ignorare l’assenza e lavorare perché possa tornare il momento dell’altro presente.
L’amore distante sceglie ogni istante.
Sceglie di ignorare la propria solitudine, non gli è concessa la gelosia, seleziona con cura quello che ha senso conservare e analizzare per crescere ma non può permettersi di dar voce ai capricci, a sentimenti momentanei a recriminazioni che non siano essenziali.
L’amore distante non può commettere errori di valutazione.
Sa che sedare sentimenti di malcontento senza potersi vedere, abbracciare e sentire richiede dispiegamento di immani forze emotive e intellettive. Se non è pronto a mettere in campo questo enorme manipolo di forze è bene che non ci provi, a meno che non sia disposto a lavorare ancora più sodo poi per sanare le trincee reciproche delle rispettive convinzioni, a meno che non sia disposto a scalare le torrette degli arrocchi capricciosi.
L’amore distante è un lavoro incessante.
Di comprensione, di compassione, di attesa. L’amore distante è fatica del cuore, è affanno, dubbio, analisi costante.
Come le luci danzanti del tempo di Natale, l’amore distante vive nella luce del guizzo acceso, sa però che arriva il momento del saluto.
Si affievolisce, “a presto, ci sentiamo domani”, nell’attimo che si spegne fa eco un reciproco “ti amo”.
Poi buio e passano i giorni indistinti finché non arriva il momento “ci vediamo domani”.
Si rianima il cuore, carica a 400, “libera!”.
Fa un guizzo, “sono in viaggio, arrivo tra poco”.
Ritorna la luce e il calore e la vita. Quella vera, l’unica che valga davvero la pena di esser vissuta.
E’ qui, ci sei, ci siamo.
Siamo.
Finché siamo, finché possiamo, finché ci è dato il tempo di essere.
E’ un accontentarsi? E’ un “meglio che niente va bene così”?
Voglio pensare che non sia questo, che non sia così.
Perché è un elastico costante di emozioni, un andirivieni di sensazioni altalenanti. E’ fatica sfibrante, consuma da dentro. E’ una scelta e non è meglio di niente. E’ quello che hai scelto e che difendi coi denti. E’ uno strazio, uno strappo contante. E, se davvero fosse meglio di niente, saresti un pazzo a non scegliere il niente.
Ma non è meglio di niente, è il tuo tutto.
Attendi, coltivi, annaffi ogni giorno. L’amore distante è un lavoro costante.
Un’ascesi, una preghiera, una chiamata all’amore, un prendere i voti, un sacerdozio del cuore.
L’amore distante è una resa, accesa.
L’amore distante logora, distrugge, è un continuo atto di fede nell’altro, è un continuo dirsi: “andrà bene…”
i momenti di crisi sono difficili, quando si rimanda “alla prossima volta” un decisione importante … perdonarsi… lasciarsi…e il tempo passa lentissimo, incerto. Bellissimo rivedersi, abbracciarsi, capire che ne vale la pena, brutte le stazioni, gli arrivederci incerti, gli appuntamenti telefonici. la paura di essere assillante, l’attesa in silenzio. Io e mio marito l’abbiamo vissuto, ma non era per noi. Decisioni importanti, chi pareva, chi restava, stravolgere una vita. E ci siamo sposati. e siamo durati, senza rimpianti. Definitivamente vicini.