***
Penelope: Cosa ti turba, Ulisse? Cosa muove i tuoi pensieri agitati?
Ulisse: Devo andare Penelope, ho bisogno di cambiare direzione.
Penelope: Non capisco, Ulisse. Cosa ti manca qui? Cosa cerchi ancora?
Ulisse: Non lo so esattamente, ma non posso più star qui. Ci sono persone che stanno, sulle posizioni raggiunte e trovano quiete all’animo. E chi invece vive nell’inquietudine di vedere cosa esiste più in là.
Penelope: Ma cosa altro può esistere più in là? Hai un buon lavoro, una bella casa, la tua vita sistemata che tanti invidierebbero. Cosa vai cercando?
Ulisse: Non cerco niente Penelope. Ma vivo di stimoli sempre nuovi, di cose da imparare, di orizzonti da esplorare. Adoro il fugace colorare di arancio il tramonto che mai in un giorno ripete l’armonia di colori del giorno precedente. Mi rende viva la sensazione che ogni attimo possa esser diverso da quello passato, il non sapere cosa troverò sotto i miei passi.
Penelope: Ma qui hai persone che ti vogliono bene, le tue certezze, le tue radici.
Ulisse: E lì rimangono, e con esse rimango io. Ma le mie fronde devono poter respirare aria fresca e colori e voli d’uccelli ogni giorno diversi.
Penelope: Sembri giudicare in tal modo, chi si adagia nelle vita di sempre, come persone codarde che non desiderano il cambiamento del proprio orizzonte. Non ha coraggio chi fugge, ha coraggio chi resta.
Ulisse: Non è il coraggio quello di cui si parla. E’ la sofferenza l’argomento del nostro discorrere. Ed è la stessa quella di chi resta, pari a quella di chi requie non cerca. Non c’è niente di errato in nessun passo, nè in quello fermo di chi ripete sempre le solite cose, nè in quello di colui che ha bisogno di cieli nuovi. Chi nasce quadrato non può morir rotondo. Smussa gli angoli, gli spigoli saran resi docili al tatto, ma non rotolerà mai. Ecco, io son di quelli che chiusi in una gabbia di giorni sempre uguali iniziano a soffocare nonostante possano pure avere l’aria più pura e sopraffina.
Penelope: Ma come puoi sapere se il passo che compi sia a vantaggio del tuo viver migliore o piuttosto un azzardo ricco solo di preoccupazioni?
Ulisse: Questo è il dubbio, infatti, col quale concedo al mondo di chiuder su me la sua gabbia dorata. Ma come ogni gabbia anche la mia è fatta per esser violata. E torno a volare, nonostante l’azzardo di un passo incerto possa esser foriero anche di cadute. Preferisco veder la terra e il color dei ciottoli da vicino, sapendo che da essi posso sempre posar nuovi scalini piuttosto che sedermi a giacere su una sedia a fare e disfar ogni giorno la solita tela.
Penelope: Non ti stanca il rischio di non saper cosa vedrai oltre la collina che ti accingi a salire?
Ulisse: Rischiare per me vuol dire giocar sempre nuove partite, con carte che conosco, con nuove che acquisisco e regole che apprendo. Non rischio, Penelope, io gioco la partita della vita, non la guardo solamente. E’ così che vivo. E’ solo così che lo so fare.
***
L’ha ripubblicato su Alessandria today @ Web Media Network – Pier Carlo Lava.